Da sarda non posso che aver amato questo potente romanzo, che restituisce voce e dignità a chi ha contribuito, silenziosamente, alla nascita della nostra gente. Un esordio pazzesco, con una scrittura intensa e sensoriale che ti trascina dentro i profumi della terra, la durezza della vita, le ristrettezze e le ingiustizie di un tempo ormai lontano — ma ancora impresse nella memoria collettiva. Cau riesce a far rivivere quel mondo antico dove la solidarietà era l’unico vero legame, dove le persone si stringevano per sopravvivere e per custodire un’umanità che oggi, nella nostra evoluzione, sembra affievolita. E come in ogni storia autentica, non mancano le rappresentazioni del bene e del male, forze eterne che continuano a regnare anche nelle nostre vite moderne, più agiate ma non per questo più giuste.
La levatrice
Una storia di coraggio, riscatto e libertà.
Sardegna, 1917Mallena è una donna indomita, caparbia, e non si tira mai indietro per aiutare chi ha bisogno.Quando sarà lei a trovarsi in difficoltà, le donne del paese non esiteranno a battersi per renderle giustizia.
«A leggere La levatrice di Bibbiana Cau si ha l'impressione non di ascoltare la storia di una donna, ma di un'epoca, di una pratica antica, di un mondo di relazioni umanissime che meritavano un romanzo.» - Sara Ricotta Voza, Tuttolibri
«L'esordio di Bibbiana Cau scala le classifiche narrando l'incrocio di modernità e sapere antichi.» - Patrizia Violi, La Lettura
Custode di un sapere antico, una donna lotta per far nascere il futuro. Non è una di loro, Mallena. Un giorno di sedici anni prima è arrivata a Norolani insieme con Jubanne, cui è bastato un attimo per innamorarsi e che l'ha sposata per proteggerla da un destino che gravava su di lei come una condanna. Eppure, per gli abitanti di quel paese dove il maestrale porta il respiro del mare, ormai è diventata un punto di riferimento. Perché Mallena è unallevadora che, mettendo in pratica il sapere antico tramandatole dalla madre, assiste tutte le partorienti, anche quelle delle famiglie più umili, senza mai pretendere nulla in cambio. Ma tutto precipita nel settembre 1917, quando Jubanne torna dal fronte ferito nel corpo e nell'anima. Per pagargli le cure necessarie, Mallena chiede a gran voce al consiglio comunale di essere remunerata per il suo lavoro e, ancora una volta, quel sussidio le viene negato. Come se non bastasse, in conformità a un decreto regio, viene assunta un'ostetrica diplomata, destinata a sostituirla. Arriva dal continente, Angelica Ferrari: nonostante la giovane età, per essere lì ha combattuto a lungo, sfidando le convenzioni sociali e la disapprovazione del padre, che voleva relegarla tra le mura domestiche, sposata con un buon partito. E adesso deve lottare contro la diffidenza delle donne del paese, che la vedono come un'estranea e rifiutano le sue cure. Dovrebbero essere rivali, Mallena e Angelica, invece sono le due facce della stessa medaglia, entrambe spinte dal desiderio di libertà e indipendenza, entrambe tradite dalle persone che avrebbero dovuto proteggerle e vittime della quotidiana ingiustizia che il mondo sa riservare soprattutto alle donne. Tuttavia, quando la situazione si farà insostenibile e i fantasmi del passato torneranno a bussare alla porta di Mallena, sarà proprio l'intera comunità di Norolani a pretendere che, per una volta, si faccia davvero giustizia. Una grande storia al femminile che, attraverso la lingua, i profumi, la poesia e la ruvidezza della vita quotidiana nella Sardegna d'inizio Novecento, narra di gente umile e schiva, ma unita da un profondo senso di comunità. E di una protagonista che, grazie a una saggezza ancestrale e alla solidarietà delle altre donne, matura in sé una nuova e luminosa consapevolezza.
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Edizione:9
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Anno edizione:2025
La levatrice
“Scusate se… sono rimasta imbambolata, ma a me non sarebbe mai passato per la testa che si poteva vendere una cosa che, come l’aria, c’è in natura ed è di tutti quanti. E poi, quando c’è bisogno di aiutare qualcheduno, tocca farlo anche senza pretendere mercede alcuna, specie da chi non può pagare.” Mallena è una “llevadora”, la levatrice del paese che ha imparato dalla madre il sapere antico per assistere le donne durante il parto. Mallena è testarda e a volte irascibile, ma molto empatica, fiera e solidale. Sa essere guida e pilastro morale della comunità. Sa nascondere le sue tristezze e le sue paure per preservare il bene degli altri. E' custode di un sapere antico che elargisce agli altri con devozione e generosità. La storia che ha scritto l'ostetrica sarda Bibbiana Cau ci racconta uno spaccato della società sarda del primo Novecento, una società arcaica, intrisa di tradizioni e consuetudini dove il momento della nascita di un bambino è un evento della comunità. Quando in paese arriverà Angelica, una ostetrica di professione che ha studiato all'Università di Pavia, ma che le donne del paese non vogliono accettare, il mondo di Mallena sembrerà vacillare. Il libro riflette sul confronto tra tradizione, sapienza antica delle erbe e delle fasi lunari, ascolto del corpo e dei suoi tempi in contrapposizione alla scienza che avanza, alle nuove possibilità della medicina e del progresso. Il cuore del romanzo è il legame che unisce le donne: il senso di appartenenza ad un sapere antico, il dialogo, il conforto e la complicità. Nonostante le differenze e le incomprensioni anche Mallena e Angelica sono simili ed entrambe lottano per una società più giusta. Un libro che vuole sottolineare la dignità delle donne del passato e invitare a riflettere sul valore della cura, della memoria e della comunità.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Roberta Sedda 29 ottobre 2025la memoria di chi ha dato la vita — e non ha avuto voce. 💛
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camilla 26 settembre 2025bello
Bello. Commovente. Secondo me va letto con calma per assaporarne lo stile. Mi sono piaciuti molto i dialoghi: sembra di sentire parlare i personaggi con la tipica inflessione sarda.
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ANGELA 10 settembre 2025Romanzo forte, ma...
Il romanzo è intenso e denso di vita e di storia. Nella memoria di molti di noi persistono queste immagini e questi racconti, intravisti e ormai sedimentati, nella forma che Bibbiana Cau qui rappresenta. È la nostra storia sociale, che può essere narrata così nei secoli, con le vessazioni e gli arbitri del potere ben presenti a tutt’oggi – seppure in modo diverso – da una parte, e la forza della consapevolezza e delle risorse dell’umanità schiacciata dall’altra. Nella Nota dell’Autrice tutto questo è chiaramente specificato, e viene anche sottolineato come il romanzo sia frutto di molta ricerca, impostata su diversi piani. Il potente lavoro di ricerca e di analisi è il substrato di un romanzo estremamente interessante. Purtroppo si avverte a volte una caduta nel cosiddetto “stile di genere”: intimismo, eccesso di particolari non necessari, un po’ di moralismo, pedanteria si presentano qua e là, togliendo efficacia ad un romanzo che sarebbe stato sicuramente più vigoroso se più asciutto
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