Libro che scorre bene, narrazione che s'alterna di capitolo in capitolo tra la terza e la prima persona, a seconda del punto di vista dei due protagonisti. I dialoghi sono quasi del tutto assenti, situazione dovuta anche dalle condizioni della protagonista, tuttavia non è una mancanza a cui si fa tanto caso, anzi, risulterebbero di troppo in una narrazione dove l'introspezione è protagonista, e dove ad un certo punto anche le parole cominciano ad essere di troppo. L'autrice riesce a far vivere al lettore le vite dei due protagonisti, facendo sentire sulla propria pelle la perdita di qualcosa e come si riesca a trovare un piccolo angolo di paradiso nonostante tutto. Ho versato alcune lacrime durante la lettura, quindi un fazzoletto è consigliato.
L'ora di greco
Dall'autrice Premio Nobel per la Letteratura 2024
Libro finalista del Premio Gregor Von Rezzori 2024 - Narrativa straniera.
Scritto dopo La vegetariana e definito dalla stessa autrice «quasi un suo lieto fine», L’ora di greco si insinua − avvolto in un bozzolo di apparente semplicità − nella mente del lettore, come un «assurdo indimostrabile», una voce limpida e familiare che arriva da un altro pianeta.
«Un romanzo eccelso che diventa più profondo a ogni lettura.» - The Guardian
«Onirica, e con una capacità da sensitiva di scorgere e raccontare gli indizi minimi delle emozioni è la scrittura di Han Kang, già apprezzata nei romanzi La vegetariana, Convalescenza e Atti umani». - Sabina Minardi, L'Espresso
«Il collasso del linguaggio incarna il senso di smarrimento dei personaggi messi a confronto con il dolore di una perdita. Un cedimento che porta entrambi ad abbracciare il silenzio, meritevole se non altro di potenziare il rigoglio dello scorrere del tempo. Ed è proprio il quel momento, spogli e privi di qualsiasi sovrastruttura, che riescono nell’impresa più difficile. Accettarsi.» - Alice Ledronio
«L’impressioniamo viscerale di Han Kang nell’Ora di greco ci mette di fronte alla dimensione tattile del linguaggio». - Pablo Maurette, Robinson
In una Seoul rovente e febbrile, una donna vestita di nero cerca di recuperare la parola che ha perso in seguito a una serie di traumi. Le era già successo una prima volta, da adolescente, e allora era stato l’insolito suono di una parola francese a scardinare il silenzio. Ora, di fronte al riaffiorare di quel mutismo, si aggrappa alla radicale estraneità del greco di Platone nella speranza di riappropriarsi della sua voce. Nell’aula semideserta di un’accademia privata, il suo silenzio incontra lo sguardo velato dell’insegnante di greco, che sta perdendo la vista e che, emigrato in Germania da ragazzo e tornato a Seoul da qualche anno, sembra occupare uno spazio liminale fra le due lingue. Tra di loro nasce un’intimità intessuta di penombra e di perdita, grazie alla quale la donna riuscirà forse a ritornare in contatto con il mondo.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Kira 13 agosto 2025Emozionante
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Ele 28 luglio 2025
Ho trovato molto interessante il fatto di capirsi senza proferire parola, ma solo dagli sguradi e dai gesti o tocchi.
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Leonardo 18 luglio 2025Generalmente buono
Il libro non è di certo il capolavoro dell'autrice, distintasi invece grazie a opere come "La vegetariana", ma è assolutamente passabile, e anzi molto piacevole da leggere, eccetto per alcuni tratti. Forse, per l'appunto, sporadimente lento o caotico, ma per il resto un buon libro. (3 stelle tendenti al 7)
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