Passatempo piacevole, digressione utile stirata (per me) però fino all'inverosimile per arrivare ad un certo numero di pagine.Pertanto, de cercate una lettura breve ma ben più pregna di significato consiglio L'amico ritrovato di Uhlmann.
La novella degli scacchi
Stefan Zweig scrisse "Novella degli scacchi" nel 1941, pochi mesi prima di suicidarsi, insieme con la seconda moglie, nella città brasiliana di Petropolis, il 22 febbraio 1942. La notizia della sua morte fu soffocata da quelle provenienti dai fronti di guerra e così anche la sua ultima, disperata protesta, non fu che un flebile grido, quasi inavvertibile nel frastuono di quegli anni. Nella "Novella degli scacchi" lo stato d'animo di abbandono, di infinita stanchezza, di rinuncia alla lotta, è prefigurato nella sconfitta di colui che rappresenta la sensibilità, l'intelligenza, la cultura per opera di un semianalfabeta, ottuso uomo-robot. E, a rendere ancora più crudele la disfatta dello spirito, Zweig scelse come terreno dello scontro una scacchiera. Dallo sfacelo della sua patria spirituale, l'Europa, Zweig non vuole salvare nemmeno il gioco degli scacchi, ormai appannaggio non più di uomini dotati di talento, estro, passione, ma di «campioni» come Czentovic, un rozzo quanto prodigioso accumulo di facoltà puramente meccaniche. Prefazione di Daniele Del Giudice.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Edizione:8
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Anno edizione:2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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brunodartibale 07 marzo 2023Lettura scorrevole
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Simona 26 gennaio 2022il mio Zweig
Racconto avvincente e pieno di pathos, tiene il lettore incollato alle pagine in un crescendo di emozioni. Una mossa dopo l'altra, tra trepidazione, concentrazione, riflessione, nervosismo e astuzia si incontreranno/scontreranno davanti alla scacchiera il freddo, goffo e lento campione del mondo ed un colto, nervoso e folle sconosciuto ex prigioniero della Gestapo in un duello che va ben oltre il semplice gioco degli scacchi. L'intero racconto va infatti considerato come metafora di un tempo che è passato (il mondo di ieri, un tempo fiorente in cui cultura, letteratura, arte e musica rappresentavano la ricchezza dell'Europa), un tempo che non tornerà più rappresentato dal colto giocatore austriaco che deve lasciare il passo al goffo e incolto tedesco che a sua volta rappresenta il nazismo che porterà alla distruzione e alla guerra. Zweig mette in evidenza anche il potere malsano che il gioco può esercitare sugli avversari mettendo in pericolo le loro facoltà mentali e portarli al baratro della pazzia. Pubblicato pochi mesi prima del suicidio, si avverte tutto il disagio dell'autore. Zweig è una garanzia per me.. Come sempre amaro, ma splendido testo..
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Simona 12 ottobre 2021adoro Zweig
Racconto avvincente e pieno di pathos, tiene il lettore incollato alle pagine in un crescendo di emozioni. Una mossa dopo l'altra, tra trepidazione, concentrazione, riflessione, nervosismo e astuzia si incontreranno/scontreranno davanti alla scacchiera il freddo, goffo e lento campione del mondo ed un colto, nervoso e folle sconosciuto ex prigioniero della Gestapo in un duello che va ben oltre il semplice gioco degli scacchi. L'intero racconto va infatti considerato come metafora di un tempo che è passato (il mondo di ieri, un tempo fiorente in cui cultura, letteratura, arte e musica rappresentavano la ricchezza dell'Europa), un tempo che non tornerà più rappresentato dal colto giocatore austriaco che deve lasciare il passo al goffo e incolto tedesco che a sua volta rappresenta il nazismo che porterà alla distruzione e alla guerra. Zweig mette in evidenza anche il potere malsano che il gioco può esercitare sugli avversari mettendo in pericolo le loro facoltà mentali e portarli al baratro della pazzia. Pubblicato pochi mesi prima del suicidio, si avverte tutto il disagio dell'autore. Zweig è una garanzia per me.. Come sempre amaro, ma splendido testo..
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