Uno, nessuno e centomila non parla delle maschere che indossiamo per convenzione o per scelta. Parla, con un’intelligenza feroce, di quelle che gli altri ci appiccicano addosso senza chiederci il permesso. Vitangelo Moscarda scopre improvvisamente di non essere padrone della propria immagine. Anzi, di averne infinite, tutte diverse, perché ogni persona che lo conosce, ne costruisce una. E nessuna di queste lo rappresenta. Da qui si apre una frattura profonda e tragica: Moscarda non si limita a prendere atto della frammentazione. La subisce. La soffre. Cerca disperatamente di ricostruirsi da solo un’identità nuova e autentica. Ma più si muove, più viene schiacciato sotto nuove etichette. Ogni gesto, anche quando mosso da idealismo (come la donazione a Marco di Dio), viene subito frainteso, semplificato, rinarrato. E l’identità “pazzo” prende il sopravvento. In questo, la follia non è semplice crollo. È una forma estrema di lucidità, o meglio, il risultato di una ricerca dell’assoluto identitario che non trova sbocchi. Dove non c’è possibilità di sintesi, non resta che la frantumazione. E come hai intuito, questa è una follia diversa da quella “letteraria”: non genio incompreso, ma vertigine ontologica. L’assoluto, che alcuni incanalano nell’arte, qui implode. Il gesto di Anna Rosa, così improvviso, è perfettamente coerente in questo universo. È un tentativo estremo di ricondurre Vitangelo a uno. Come se l’unica via per fermare la moltiplicazione delle immagini fosse la morte. Eppure, proprio nella scomparsa di tutte le etichette, Moscarda trova una forma nuova di essere: “non più in me, ma in ogni cosa fuori”. È la resa, sì. Ma anche una liberazione. Perché se l’identità è un incubo collettivo… forse il niente è l’unico modo per restare vivi.
Uno, nessuno e centomila. Ediz. integrale. Con Segnalibro
Pubblicato nel 1926 in volume, ma rimasto in gestazione fin dal 1909, è un romanzo psicologico, ultima opera dell'autore; in quanto tale presenta l'eredità e l'immagine che Pirandello volle lasciare ai posteri. La storia narra di Vitangelo Moscarda, un uomo ordinario che ha ereditato un cospicuo patrimonio dal padre e vive di rendita. Un giorno la moglie Dida gli fa notare un piccolo difetto fisico di cui non si era mai accorto: il naso leggermente storto. Questa semplice e apparentemente innocua osservazione gli fa capire quanto gli altri abbiano una percezione di lui completamente diversa da quella che egli ha di se stesso. Ciò lo scaglierà in un vortice di annullamento umoristico e folle del proprio io, fino a diventare Uno, nessuno e centomila.
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Anno edizione:2011
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ely 03 agosto 2025La tragicità nel non possedere la propria narrazione
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Lettore53 23 maggio 2025Accattivante
Molto bello
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LaSa77 06 gennaio 2025classico da leggere
I libri di Pirandello non possono mancare nella libreria. La versione integrale poi assolutamente deve essere in ogni abitazione. Re<alistico e fotografa la società di oggi
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