La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. Nuova ediz. - Hannah Arendt - copertina
La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. Nuova ediz. - Hannah Arendt - copertina
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Letteratura: Germania
La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. Nuova ediz.
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Descrizione

A sessant’anni dalla pubblicazione, uno dei libri più importanti del Ventesimo secolo torna con una nuova prefazione di Ezio Mauro.

«Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.»


Otto Adolf Eichmann, uno dei comandanti delle SS responsabili dell’organizzazione della cosiddetta “soluzione finale”, fu processato nel 1961 a Gerusalemme, avendo commesso crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l’umanità e crimini di guerra sotto il regime nazista. Hannah Arendt assistette al processo come inviata del “New Yorker” e ne nacque un libro scomodo, che pone le domande che non avremmo mai voluto porci e dà risposte che non hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. Il suo resoconto, spiega Ezio Mauro nella sua prefazione, è “il tentativo di recuperare una misura umana di razionalità che consenta di mandare avanti il mondo dopo Auschwitz”: è un’esplorazione attenta e appassionata del contesto storico e politico, un’analisi del tempo nazista, indispensabile per capire come quella quotidianità ordinaria e mediocre abbia potuto farsi strumento dell’orrore. Questo tipo di indagine diventa necessaria poiché “quel che si vede e quel che si sente non riescono a restituire la portata dell’accaduto che resiste al diritto, alla giustizia, alla pietà, dunque alla comprensione”. Sprovvisto di qualsiasi tipo di eccezionalità, concentrato sulla corretta esecuzione del compito assegnatogli, Eichmann è l’incarnazione “banale” del Male, che per questo risulta tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I macellai del nostro tempo non hanno la “grandezza” dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano. Prefazione di Ezio Mauro.

Dettagli

Tascabile
4 aprile 2023
368 p., Brossura
9788807897450

Valutazioni e recensioni

  • Eleonora
    Un libro da leggere nella vita.

    È un libro sulla coscienza, sull’obbedienza cieca, sull’orrore che può crescere nei contorni rassicuranti della normalità. Hannah Arendt, seguendo il processo a Adolf Eichmann, non ci presenta un mostro, ma un uomo ordinario. È proprio lì che nasce lo sconcerto, il nodo in gola: il male più spaventoso non ha il volto della crudeltà evidente, ma quello dell’indifferenza burocratica, dell’assenza di pensiero, del conformismo assoluto. Oggi, rileggendo questo libro mentre il mondo assiste – spesso in silenzio, spesso con ipocrisia – alla distruzione di Gaza, è impossibile non vedere i paralleli. La disumanizzazione sistematica, la riduzione di vite umane a numeri, la gestione della violenza come pratica amministrativa, militare, logistica. Chi decide, chi comanda, chi esegue... e chi guarda. Come Eichmann, molti attori nel presente si giustificano dietro il dovere, la sicurezza, la legge, la vendetta o la storia. Ma il male non è mai solo nelle bombe: è anche nelle giustificazioni che lo rendono accettabile. Arendt ci mette in guardia: il male non ha bisogno di ideologie forti, a volte gli basta una scrivania, un ordine da eseguire, una coscienza messa a tacere. E ci chiama, oggi più che mai, a pensare. A non delegare il giudizio. A non accettare la logica del “non possiamo farci nulla”. Perché il male banale non si nutre solo di odio: si nutre del silenzio, della distanza, della stanchezza morale del mondo. Gaza oggi è anche il nostro specchio. E la domanda che Arendt ci lascia — “Se io fossi lì, cosa farei?” — si rovescia su di noi: E adesso che sei qui, cosa scegli di vedere?"

  • sofi
    più cronaca che filosofia

    Ho studiato il pensiero filosofico di Arendt alle superiori e perciò ho voluto affrontare personalmente il suo libro più famoso. Essendo questo il frutto di una corrispondenza tra l'autrice e il New Yorker, i contenuti riguardano soprattutto le dinamiche del processo e il ruolo di Eichmann nella "soluzione finale", piuttosto che la riflessione filosofica che aveva destato tanto scalpore. Pertanto, seppur chiaramente spiegata, la teoria di Arendt occupa pochissime pagine rispetto all'estremamente dettagliato e abbastanza tedioso resoconto della carriera di Eichmann.

  • Elena
    Assolutamente da leggere

    Imperdibile e accattivante. Punto di vista importante

Conosci l'autore

Foto di Hannah Arendt

Hannah Arendt

1906, Linden (Germania)

Filosofa tedesca. Formatasi nelle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, ebbe come maestri Heidegger, R. Bultmann e K. Jaspers.Di origini ebraiche, nel 1933 emigrò in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940.I suoi principali interessi si sono orientati sull’agire politico, inteso come dimensione pubblica dell’esistenza umana.In "Le origini del totalitarismo" (1951), la Arendt ricostruisce il processo storicoche ha condotto alle dittature europee e alla seconda guerra mondiale; i momenti decisivi di tale processo (antisemitismo, imperialismo e trasformazione plebiscitaria delle democrazie) sono interpretati come effetti di una complessiva de-politicizzazione della cultura moderna."Vita activa" (1958) propone l’e1aborazione in termini filosofici...

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