Ci sono saggi che non si limitano a raccontare: scavano, come sismografi, nelle zone in cui la memoria collettiva ha scelto di tacere. Storia naturale della distruzione di W.G. Sebald è uno di questi. In pagine dense l’autore affronta la devastazione inferta alle città tedesche dai bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale non con la retorica della vittoria o della colpa, ma con la precisione di chi osserva un trauma sedimentato nella coscienza europea e rimosso dalla letteratura. Sebald porta in superficie ciò che è stato sepolto: macerie materiali e spirituali, silenzi generazionali, la difficoltà di narrare l’irraccontabile. La sua prosa, sobria, lascia affiorare un dolore sotterraneo che continua a interrogarci. La distruzione non riguarda solo gli edifici, ma la possibilità stessa di rappresentare: il collasso della testimonianza, l’assenza di immagini, l’elaborazione mancata. È un trauma mai metabolizzato, che torna come spettro. Qui la letteratura si fa archeologia dell’indicibile: non grido morale, ma ascolto ostinato di ciò che resta nel silenzio. Sebald mostra come la storia, mai davvero “passata”, continui a incidere il presente con le sue omissioni. Leggerlo significa affrontare una domanda senza risposta: come rappresentare ciò che è stato cancellato e rimosso? E proprio nel tentativo di dire l’indicibile la letteratura ritrova il suo compito: ridare voce alle macerie, fare spazio al fantasma, ricordarci che la distruzione non è solo un evento militare, ma un fatto antropologico della condizione umana. Storia naturale della distruzione è più di un saggio o di una meditazione letteraria: è un atto di resistenza contro l’oblio, un invito a coltivare uno sguardo critico e poetico, capace di accogliere la fragilità della memoria e restituirle forma. Un libro che interroga anche noi: cosa scegliamo di raccontare e cosa preferiamo non vedere?
Storia naturale della distruzione
Per molti anni, anzi quasi fino a oggi, vi è stato in Germania un argomento tabù per eccellenza: la distruzione senza precedenti causata nella seconda guerra mondiale da oltre un milione di tonnellate di bombe, che piovvero su centotrentuno città tedesche provocando seicentomila morti fra i civili e sette milioni di senzatetto. Poiché i tedeschi erano colpevoli e dovevano elaborare la loro colpa, ciò che un intero popolo aveva patito era destinato a passare sotto silenzio. Quando nel 1997 Sebald trattò questo tema in una serie di memorabili lezioni a Zurigo – ed erano lezioni, si badi bene, di poetica –, sapeva benissimo di toccare un nervo scoperto. E nessuno come lui si sarebbe rivelato capace di farlo.
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mirko Sperlonga 23 agosto 2025Storia naturale della distruzione: la letteratura come resistenza all’oblio
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Jorge Hector Corbetta 14 luglio 2016
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