Assolutamente deludente! Impiega metà delle 195 pagine a confutare la pretesa affermazione degli scienziati, in particolare dei fisici, che tutto si può dedurre in natura dalle leggi fisiche: a partire dal Big Bang ogni realtà sperimentata è quindi determinata a priori. La mia data di nascita e il colore dei miei occhi e capelli ne dovrebbero essere una conseguenza! Non conosco fisici che affermano una tale assurdità, tenendo anche conto delle leggi della meccanica quantistica (solo di passaggio ricordata nel testo) che implicano fra le altre cose avvenimenti probabili e non certi e incertezza sulle misurazioni di certe grandezze. L'autrice afferma che per conoscere la natura occorre utilizzare come un 'meccano' e integrare le conoscenze di molte discipline. Ha scoperto l'acqua calda e non c'era il bisogno di scrivere un libro. Forse il testo può avere un certo fascino per persone abbastanza colte ma non familiari con le conoscenze scientifiche. Un'ultima considerazione personale: le tesi e l'impostazione del libro tradiscono una cultura (filosofica?) tipicamente americana; non credo che un filosofo europeo erede di tutta la nostra cultura avrebbe potuto scivere un teso simile.
La scienza vista da una filosofa
Negli ultimi anni i toni del dibattito pubblico sul ruolo della scienza nella società contemporanea si sono inaspriti e polarizzati. Basti pensare a due eventi di portata mondiale in cui il lavoro della comunità scientifica è stato ed è tuttora, nel bene e nel male, protagonista: la pandemia di Covid-19 e la crisi climatica. Il tema centrale, insomma, è l'immagine che la società ha della scienza e l'immagine che la scienza, attraverso le sue scoperte, i suoi risultati e le sue ambizioni, dà di sé. Nancy Cartwright parte proprio da questo nodo problematico, da un immaginario condiviso (e troppo semplicistico) che vede la scienza come un insieme coeso di teorie ed esperimenti, di assiomi e leggi deterministiche, dispensatore di verità. La realtà in cui operano gli scienziati, però, è molto più complessa, multiforme, imprevedibile e soprattutto umana di quanto ci faccia intendere questa visione monolitica e asettica, logicamente consequenziale e astratta, dove tutto funziona come un meccanismo perfetto. Il libro di Cartwright offre al lettore «una prospettiva più chiara di come la scienza produce le cose e del perché quello che produce – dai vaccini alle astronavi – è così affidabile». E lo fa regalandoci una potente e affascinante metafora che ha a che fare con il Meccano.
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ulissew 04 settembre 2025La scienza vista da una filosofa
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