"I racconti di Belzebù a suo nipote" è un volume incredibile e atipico, che fin dall'introduzione mette in guardia il lettore sulla complessità del suo contenuto e sulla pazienza e profondità necessarie per comprenderlo. Un libro non per tutti, ma per chi è intenzionato ad esplorare conscio e inconscio senza pregiudizi né sovrastrutture.
I racconti di Belzebù a suo nipote
Fino al 1924, G.I. Gurdjieff aveva insegnato alla maniera orientale, comunicando le sue idee a un piccolo gruppo di allievi, sempre e solo in modo diretto sia nella teoria sia nella pratica, senza mai permettere loro di trascrivere le indicazioni ricevute. Ma quell'anno, in seguito a un grave incidente, ritenne che fosse giunto il momento di far conoscere l'insieme delle sue idee "in una forma accessibile a tutti". Si trattava cioè di evocarle in un libro che potesse suscitare nel lettore sconosciuto una nuova e inabituale corrente di pensieri; perciò decise di adottare la forma, comune alle grandi tradizioni, di un racconto mitico "su scala universale" e tuttavia incentrato sul problema essenziale: il significato della vita umana. Allora, pur senza abbandonare le sue altre attività, si piegò al mestiere di scrittore, con la prontezza e il vigore che lo caratterizzavano e con quell'abilità artigianale che in gioventù gli aveva permesso di imparare tanti altri mestieri. Qualche anno più tardi non aveva scritto solo un libro, bensì una serie di libri. A questo insieme monumentale diede come titolo "Di tutto e del Tutto". "I Racconti di Belzebù a suo nipote" ne costituiscono la prima parte. Sin dall'inizio intorno al libro si crea una leggenda: il suo carattere insolito fa sì che molti lo dichiarino impubblicabile. E tuttavia nel 1948, un anno prima della sua morte, Gurdjieff ne fa preparare l'edizione in diverse lingue, e nel '50 viene pubblicato in America, in Inghilterra e Austria.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2009
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Joe_Vanotto 27 dicembre 2024Capolavoro, non per tutti
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FABRIZIO TARTAGLIA 19 marzo 2018
Per me è un libro straordinario. Dovrebbe essere letto da tutti almeno una volta nella vita, anche se l'autore ne consiglia tre. Ha un metodo di scrittura atto a disincentivare i lettori, che devono produrre uno sforzo cosciente per cogliere quello che l'autore vuole trasmettere. Un libro per molti ma non per tutti, pieno di insegnamenti da leggere tra le righe.
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LORENZO VIRDIS 24 gennaio 2018
Rare volte smetto di leggere un libro. Ammetto di far parte dei gran pignoli che piuttosto che lasciarlo perdere, cercano di arrivare lo stesso alla fine, ma questa volta non ce l'ho fatta. Sin dall'inizio mi son chiesto se fosse serio o cosa, e provissoriamente avevo cercato di prenderlo come un "buon fantasy". Ma proseguendo la lettura, pareva facesse sul serio, e tra le miriadi di parole inventate a muzzo - stile "proprvioarklathansutantha" - e avendo la faccia tosta di dare loro concetti non solo importanti, ma essenziali, in quanto ne aggiunge altri che alle volte si rifanno ai precedenti; dicevo, tra le parole inventate, la storia umana stessa inventata, e considerando che non ha dato uno straccio di insegnamento (e voleva pure "distruggere senza pietà le credenze")... non so, a me è sembrata nel migliore dei casi un'assurda buffonata, e certamente perdita di tempo. Mgari più avanti avrebbe detto altro, non so. Mi son fermato a pagina 230-50 circa, perché a un certo punto ho cominciato a leggere velocemente, speranzoso di ricavarci qualcosa di buono. Se si vuole cercare maestri spirituali, ce ne sono molti che in 200 pagine riescono a dire molto di più, invece che scrivere idiozie e nomi strampalati,
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