Col racconto della vita all' interno di un campo di prigionia e di alcuni personaggi in esso reclusi, Dostoevskij ci regala riflessioni preziose sugli uomini - "il detenuto stesso sa di essere un detenuto, un reietto, e conosce il suo posto di fronte ai superiori ma nessuno marchio, nessuna catena può costringerlo a dimenticare di essere un uomo(...) un trattamento umano può umanizzare perfino coloro per cui l' immagine di Dio è da tempo sbiadita (...) quella è la loro salvezza e la loro gioia." - e sulla vita carceraria. Riflessioni che dovrebbero essere lette da chi ha il carica la gestione delle carceri in questo paese. Da leggere.
Memorie da una casa di morti
Condannato a quattro anni di deportazione seguiti da sei di confino, nella colonia penale Dostoevskij si ritrovò a toccare con mano il male, non soltanto nella sua forma metafisica, ma nella sua espressione concretamente brutale; e soprattutto si ritrovò a toccare con mano la presenza di un abisso incolmabile tra sè, intellettuale nobile, e i detenuti comuni, il popolo. Pur privato dei suoi diritti di nobile, pur sottoposto alle stesse regole e privazioni, l'autore non fu mai riconosciuto compagno dei suoi compagni – si trovò sempre di fronte alla stessa solitudine che avrebbe accompagnato il Raskol'nikov di "Delitto e castigo" nella prima fase della sua permanenza nella colonia penale. E, tuttavia, Dostoevskij divenne anche conscio di una nuova forma di consapevolezza. "Di sicuro per me non è stato tempo perduto", scriverà al termine della condanna. "Se anche non ho conosciuto la Russia, certo il popolo russo l'ho conosciuto bene, come pochi credo lo conoscano." Molti dei protagonisti delle sue opere future hanno un loro prototipo negli individui incontrati durante la permanenza nella colonia penale. "Memorie da una casa di morti" si focalizza sull'analisi psicologica del forzato: pur essendo ancora lontano dalla ricerca "dell’uomo nell'uomo" che si svilupperà a partire dalle "Memorie del sottosuolo", Dostoevskij già si sta muovendo in quella direzione: è la psicologia del forzato quello che lo interessa.
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Autore:
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Anno edizione:2017
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Stefania 13 ottobre 2025Riflessioni sulla prigionia
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Nico 10 gennaio 2025Intrattenente
Scorrevole e simpatico, ma anche molto profondo
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OndinaRosa 18 giugno 2022Consigliato
Consigliato
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