(Prato 1367 ca - Firenze 1445) letterato italiano. Discepolo di Cino Rinuccini e lettore pubblico di Dante tra il 1417 e il 1425, sostenne la grande tradizione volgare contro i pregiudizi e gli empiti iconoclastici del primo umanesimo fiorentino. La sua fama di scrittore è affidata a una sorta di romanzo attribuitagli nel 1867 da A. Wesselofski, il quale lo pubblicò col titolo Il paradiso degli Alberti, dal nome della villa di Antonio Niccolò Alberti che fa da sfondo ad alcune dotte conversazioni riferite dall’autore. L’opera è condotta sulla falsariga del Filocolo di G. Boccaccio, e mescola novelle, discussioni teoriche, storie mitologiche, descrizioni di paesaggi toscani e di viaggi immaginari.