Vivere sulla terra. La vita, la coscienza e la costruzione del mondo naturale
La mente animale come causa, e non più solo come prodotto, del processo evolutivo.
«Una manta si era avvicinata all’area della Blue Magic. Questi raiformi giganti possono raggiungere i nove metri di lunghezza. Non so quanto fosse grande quella che ho visto, di certo non così, ma comunque era un animale imponente, di una grazia incredibile che volava ad ali spiegate nel mare. Pareva muoversi senza sforzo, senza peso, veleggiare come un’idea, un pensiero fugace. Pur essendo enorme, la manta sembrava creata con poche linee tracciate rapidamente. Sul suo corpo grigio, quasi nero, che pareva disegnato con il carboncino su carta a grana grossa, spiccavano macchie bianche con margini irregolari. Sono ateo, credo che la religione sia un abbaglio, ma se non lo fossi penserei che sia stato Dio a tratteggiare la manta con il carboncino».
«Vivere sulla Terra descrive splendidamente come gli uccelli, i polpi e perfino i pesci possano condurre vite piene di “ricchezza”, in cui gli eventi passati danno significato a quelli futuri» - The New Yorker
Nelle terse acque della Shark Bay, nell’Australia Occidentale, si può scorgere la più vasta formazione al mondo di stromatoliti, strutture simili a «funghi acquatici sovradimensionati», fittamente interconnessi, che danno luogo a un affascinante «paesaggio irregolare di increspature e canali». A costituirli sono in parte cianobatteri, protagonisti del momento chiave nella storia della vita sulla Terra: a questi «minuscoli esseri dall’aspetto ordinario» si deve infatti, circa tre miliardi di anni fa, la «scoperta» di una forma peculiare di fotosintesi ossigenica, che ha innescato un’inedita, fantasmagorica esplosione di biodiversità, una sequenza di coevoluzioni tra piante e animali. Ne sono derivati una drastica trasformazione delle terre emerse e una tumultuosa «parata di organismi nuovi», un intrico di «corpi, menti e modi di vivere» mai visti prima. In questo terzo pannello – dopo Altre menti e Metazoa – di un’ideale trilogia, il «filosofo subacqueo» Godfrey-Smith con un radicale mutamento di prospettiva inquadra la mente animale non più solo come prodotto del processo evolutivo, ma come sua causa. E in particolare quella di Homo, all’origine delle più significative alterazioni ambientali – l’esaurimento delle risorse, il riscaldamento globale, la degradazione degli habitat, le minacce alla biodiversità –, che per Godfrey-Smith è fondamentale ricondurre alla loro matrice materialistica, ovvero biologica. Solo identificandoci coi processi che caratterizzano la vita sulla Terra potremo avvertire sino in fondo il senso di responsabilità che grava sulla nostra specie, inevitabile controcanto ai privilegi derivanti dagli «aggrovigliati splendori della coscienza umana».
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Anno edizione:2025
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