Vertere. Un'antropologia della traduzione nella cultura antica - Maurizio Bettini - copertina
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Letteratura: Italia
Vertere. Un'antropologia della traduzione nella cultura antica
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Descrizione


Siamo sicuri che con "tradurre" si intenda la stessa cosa in tutte le culture? Certamente no. Per rappresentare questa pratica, infatti, ciascuna tradizione ha fatto e fa ricorso a paradigmi culturali specifici, spesso anche molto diversi fra ioro. Se noi occidentali, quando "traduciamo", ci immaginiamo di "portare al di là" un certo significato, in India si pensa invece di crearne una "apparenza illusoria"; mentre in Nigeria si tratta piuttosto di "rompere" l'originale per poi "raccontarlo" nella lingua di arrivo. Anche Greci e Romani utilizzarono paradigmi culturali molto specifici - e molto diversi dai nostri - per pensare la traduzione: a Roma quelli della "metamorfosi" (vertere) e della transazione commerciale (interpretari); in Grecia quelli della "riarticolazione" (hermenéia) dell'originale, compiuta nel segno di Hermes, mentre Giudei e Cristiani, alle prese con la traduzione greca della Bibbia (i Settanta), si rappresentarono questa operazione addirittura nei termini mitologici di una "profezia" ispirata da Dio. Fu anzi nel vortice di domande, di risposte e di polemiche che si scatenò attorno alla versione delle Scritture, che il tradurre incorporò alcune categorie le quali, a noi occidentali moderni, paiono ormai inseparabili da questa pratica: come "fedeltà" vs "libertà", "parola per parola" vs "a senso", e cosi via. Tutte preoccupazioni che furono invece sostanzialmente sconosciute alla cultura classica, cosi come ancora lo sono a tante altre culture del mondo.

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22 maggio 2012
XVII-317 p., Brossura
9788806211523

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Maurizio Bettini

1947, Bressanone

Classicista e scrittore, insegna Filologia classica all'Università di Siena dove ha fondato il Centro Antropologia e Mondo antico. Per Einaudi ha pubblicato i romanzi In fondo al cuore, Eccellenza (2001), Le coccinelle di Redún (2004), Con l'obbligo di Sanremo (2013), oltre a numerosi saggi, tra cui i celebri Il ritratto dell'amante (1992), Voci. Antropologia sonora del mondo antico (2008), Vertere. Un'antropologia della traduzione nella cultura antica (2012), Con l'obbligo di Sanremo (2013), A che servono i Greci e i Romani? (2017) e Il mito di Medea (2017).Nel 2014 pubblica per Il Mulino Elogio del politeismo. Quello che possiamo imparare dalle religioni antiche, cui seguono Il grande racconto dei miti classici (Il Mulino, 2015) e Radici. Tradizioni, identità, memoria...

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