Difficile descrivere un disco a caso del grande chitarrista, talmente belli sono tutti i primi lavori; per chi l'aveva conosciuto all'epoca del suo contributo al classico "I Sing The Body Electric" dei Weather Report, questo progetto era stato una conferma della sua facilità ad entrare nel territorio acustico jazz, grazie al magico tocco della sua chitarra a 12 corde, strumento difficile di cui ha espanso le possibilità in tutte le direzioni, Mentre nel suo gruppo Oregon era spesso affascinato dalle sonorità cameristiche ed eteree, nella prima uscita Solstice spinge il suono decisamente verso il jazz bilanciando il tutto con equilibrate improvvisazioni, grazie all'organico che all'epoca era una sorta di supergruppo della label tedesca ECM. Di lì a poco sarebbe nato il genere New Age che tanto doveva a queste prime esperienze acustiche. All'epoca Towner poteva contare sul morbido suono del bassista Eberhard Weber, sul tocco esperto e mai eccessivo del drumming di Jon Christensen e sul sax di Jan Garbarek, colto un attimo prima di diventare una star dal suono manierista. Quattro musicisti di 3 diverse nazionalità (Usa, Germania, Norvegia) qui particolarmente ispirati, identificavano in modo esemplare il sound ECM. In mezzo a mille collaborazioni il progetto Solstice inciderà un secondo album espandendo ulteriormente la sua formula vincente. .
