Canne al vento. Ediz. integrale - Grazia Deledda - copertina
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Letteratura: Italia
Canne al vento. Ediz. integrale
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Descrizione


In "Canne al vento" (1913), come in molte altre sue opere – "Elias Portolu" (1913), "Cenere" (1904), "Marianna Sirca" (1915), per citarne alcune – la Deledda ambienta la vicenda nella sua terra d’origine. È un’intensa storia d’amore, dolore e morte immersa in un mondo quasi primordiale e mitico, ove le passioni umane sono dominate da un forte senso del peccato e da un’inesorabile fatalità. Fra tardo Verismo e Decadentismo, ma con un’impronta del tutto originale e straordinariamente suggestiva, la scrittura della Deledda mostra ancor oggi tutta la sua sapiente capacità di penetrare ed evocare i drammi senza tempo della coscienza umana.

Dettagli

1 gennaio 2018
208 p., Brossura
9788863113792

Valutazioni e recensioni

  • Luana82
    Poesia

    “La vita passa e noi la lasciamo passare come l'acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca”. Una Sardegna che profuma d’antico. Una terra aspra, calda dove la natura selvaggia e magica la fa da padrona. Una prosa meravigliosa, sembra quasi di esseri lì con i protagonisti, di respirare la loro stessa aria. Il caldo secco che brucia, il vento che spazza tutto e le canne che si muovono al suo ritmo. Una scrittura potente e impossibile da dimenticare. La famiglia Pintor ormai in decadenza è composta da tre dame, Ruth, Ester e Noemi, servite dal fedele e anziano Efix. La sorella minore Lia è scappata per il continente tanto tempo fa, e Don Zame, il patriarca, è morto misteriosamente. A rompere l’equilibrio arriva Giacinto figlio di Lia. Sarà lui il vento che smuoverà il vecchio per far posto al nuovo. Mi piace la metafora delle “canne al vento“, le vite che vengono mosse dal destino. Un’immagine che rimanda alle fragilità dell’uomo, in balia di un potere superiore, divino. Da qui l’espiazione, il senso di colpa, la malinconia che i protagonisti si portano dietro. Tutti gli errori che commettono sono causati da una forza misteriosa e travolgente: l’amore. Ho adorato soprattutto il finale, la potenza delle parole che l’autrice ha scelto di utilizzare. In realtà in tutto il romanzo ci sono passaggi stupendi degni di sottolineatura, ma il finale così potente e struggente mi ha smosso un po’ dentro. Lettura in corso pensavo di assegnare al romanzo 4 stelle ma poi il finale ha cambiato tutto, e allora cinque stelle sia!

  • Sabri76
    Il vento della vita che piega, ma non spezza

    Canne al vento di Grazia Deledda è un romanzo che colpisce per la sua struggente semplicità. Con una prosa lirica e densa, Deledda dipinge un ritratto di un mondo arcaico in cui il destino sembra governare ogni cosa, ma lo fa con una profondità che va oltre la mera descrizione di un’epoca. Le sue riflessioni sulla condizione umana, sul senso di colpa e sulla capacità di resistere nonostante tutto, sono universali. La Sardegna che emerge è più di uno sfondo: è un’anima viva, selvaggia e inesorabile, specchio perfetto della lotta interiore dei personaggi. Tuttavia, la rassegnazione che pervade il racconto potrebbe risultare opprimente per alcuni lettori moderni. Eppure, è proprio in quella malinconica accettazione che risiede la bellezza del libro.

  • Veronique
    Eccellente

    Grande classico senza tempo, in grado di raccontare una realtà a noi lontana in un modo quasi magico e tenebroso, che riesce a essere vivida nell’occhio del lettore

Conosci l'autore

Foto di Grazia Deledda

Grazia Deledda

1871, Nuoro

Grazia Deledda è stata una scrittrice italiana, celebre per essere l'unica donna italiana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, conferitole nel 1926. Nata in una famiglia benestante in Sardegna, ricevette un'istruzione limitata, proseguendo da autodidatta e sviluppando presto una passione per la scrittura.Dopo un esordio come giornalista su delle riviste di moda, iniziò la sua carriera letteraria pubblicando racconti e romanzi ambientati nella sua terra natale, esplorando le tradizioni e i conflitti interiori di una Sardegna arcaica e pastorale. Tra le sue opere più celebri si annoverano Elias Portolu (1903), Cenere (1904), Canne al vento (1913), che le valse la candidatura al Nobel, e La madre (1920), apprezzata in particolare dallo scrittore inglese David Herbert...

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