Cosa si intende per delitto della camera chiusa?
Il delitto in una camera chiusa (locked-room mystery o impossible crime) è un sottogenere del romanzo giallo in cui un omicidio o un crimine avviene in circostanze apparentemente impossibili: la vittima si trova in un luogo chiuso dall'interno, senza segni di effrazione né vie d’uscita per l’assassino. Il cuore del racconto non è solo “chi” abbia commesso il delitto, ma soprattutto “come”: come sia potuto accadere. Il lettore è sfidato a risolvere un enigma logico, seguendo l’investigatore nella ricostruzione del meccanismo che rende possibile l’impossibile.
Quando nasce questo tipo di trama?
Le origini risalgono all’Ottocento con Edgar Allan Poe e I delitti della Rue Morgue (1841), considerato il primo vero “crimine impossibile” della letteratura. Poe stabilisce i principi del genere: ragionamento logico, attenzione ai dettagli e soluzione razionale.
Nel primo Novecento il modello viene ripreso e perfezionato da autori come Gaston Leroux (Il mistero della camera gialla, 1907) o John Dickson Carr (The Hollow Man, 1935) che ne fanno un gioco di ingegno raffinato, in cui la trama si costruisce come un enigma geometrico da risolvere.
Come si sviluppa nella letteratura internazionale?
Dal dopoguerra in poi, il genere attraversa periodi di rinnovamento. Negli Stati Uniti e in Europa, l’elemento “impossibile” si fonde con trame più psicologiche o metanarrative, dove il mistero diventa anche una riflessione sulla logica e sull’inganno. In Giappone, autori come Soji Shimada e Keigo Higashino riportano in auge il fascino del rompicapo perfetto, combinando rigore deduttivo e sensibilità moderna. Oggi il “delitto in una camera chiusa” sopravvive come omaggio al giallo classico, ma anche come esercizio di intelligenza narrativa e tensione intellettuale, come provocazione per il lettore e le sue capacità deduttive.